A tribute to: Sakamoto

Voglio avere più spazi. Spazi, non silenzio. Lo spazio risuona. Voglio godere di questa risonanza, sentirla crescere.

Ci sono alcuni suoni che ci portiamo dentro come se fossero delle vere e proprie immagini istantanee e questi ci ricordano dei momenti precisi oppure ricorrenti nella nostra esistenza e in maniera particolare appartenenti agli anni della nostra infanzia, che sono quelli in cui la mente umana e la sua sensibilità è più ricettiva e capace di catturare in una maniera indelebile e indistinta ogni cosa. In questa immagine sonora ci sono io assieme ai miei genitori e i miei due fratelli, c’è una casa di campagna, c’è una autostrada e l’automobile che attraversa una lunga galleria costruita tra le montagne.

Viviamo totalmente immersi in una contemporaneità che è fatta sempre più di suggestioni, di realtà non realtà, di rappresentazioni riprese con i telefoni cellulari che creano una replica da conservare nel proprio archivio personale. Ma il gesto ripetitivo che imita un altro gesto non è una novità, si può ricondurre al principio dei tempi, quando osservare come fare ad accendere un fuoco, per esempio, generò la ripetizione di quel gesto. Il punto è: quanto questa ripetizione si può considerare conoscenza e non, viceversa, la gabbia nella quale viviamo la nostra esistenza.

Imitiamo qualcosa che capiamo o la capiamo soltanto in apparenza?

Ryūichi Sakamoto

 
 

credits

Pianista e compositore: Carmelo Di Girolamo

Coreografia e background research: Lucia Salgarollo

Danzatrici: Martina Strapparava, Maria Assunta Peca

Video: Danny Rambaldo

Fotografie e sito web: Mirko Fin

Counseling: Stefano Bertoldi

Un ringraziamento particolare a Skyway Monte Bianco