vultures

Figlio del vento e del silenzio, simbolo femminile di pietà, ma anche di morte, purificazione e rinascita in molte culture - dall’antico Egitto ai buddisti tibetani sull’Himalaya e i parsi in India - l’avvoltoio conta 23 specie, di cui la maggior parte è minacciata o a rischio di estinzione

L'avvoltoio, come il lupo e altri animali, si può senza dubbio annoverare fra gli outsider: è una delle creature più incomprese, al punto che si definisce “avvoltoio” chi è avido beneficiario della disfatta di una preda, spolpata del poco che le resta. Spesso, è una creatura fraintesa dall'essere umano che ne restituisce un'immagine distorta e frammentata come le figure nei quadri di Picasso. 

VULTURES racconta gli outsider attraverso gli occhi della danza, e in senso lato denuncia chi agisce fagocitando dignità e lavoro altrui nel nostro sistema. Chi eravamo prima che tutto iniziasse? Come alimentiamo il sistema che ci divora? È forse possibile annientarlo?

Il 14 marzo il Teatro Camploy di Verona ha accolto la prima nazionale di VULTURES facendo registrare il tutto esaurito.

 

perché l’avvoltoio?

Si pensa che l’avvoltoio sia soltanto un animale capace di approfittarsi degli altri, nutrendosi dei loro resti e spogliandoli di ogni dignità. Ma non è così.

Il suo ruolo all’interno dell’ecosistema è fondamentale: riuscendo a digerire carne in putrefazione ripulisce il terreno dai batteri e dalle tossine senza rimanerne infetto. Nonostante il suo essere indispensabile per il delicato equilibrio dell’ambiente, trasformando la morte in vita, oggi la maggior parte delle 23 specie di avvoltoio è vulnerabile o a rischio di estinzione. Perché è l’uomo il vero fagocitatore. È l’uomo che spolpa qualsiasi cosa abbia tra i suoi artigli, senza dare alcun contributo alla natura che lo accoglie.

Per la preproduzione di questo progetto abbiamo fatto riferimento a chi si occupa di questo tema da anni. La Vulture Conservation Foundation è la principale organizzazione mondiale per la fauna selvatica dedicata esclusivamente alla protezione, alla conservazione e al ripristino delle quattro specie europee di avvoltoi (Gipeto, Avvoltoio cinereo, Avvoltoio egiziano, Grifone). Anche il Parco Natura Viva dedica particolare attenzione alla salvaguardia di questi animali con il Progetto Gipeto e il Progetto Grifone. Inoltre, ogni anno il Parco celebra la giornata internazionale di sensibilizzazione sugli avvoltoi il primo sabato del mese di settembre, e partecipa alla liberazione di un grifone presso la Riserva Regionale Naturale del Lago di Cornino, in Friuli-Venezia Giulia.

VULTURES vuole offrire una voce umana all’avvoltoio, per liberarlo da un sistema che lo ingabbia e restituirgli la sua vera identità, per cambiare la percezione errata di un essere vivente incompreso senza alcun motivo e sabotare una società che non ha consapevolezza di ciò che sta distruggendo, né delle conseguenze del suo egoismo.

 
 

credits

Concept e Coreografia: Lucia Salgarollo.

Danzatori: Fòv Art Movement e ADT Advanced Dance Training: Veronica Apolloni, Lara Barlera, Daniel Bonafini, Elisa Carbone, Alessandro Catalano, Chiara La Padula, Diana Loro, Giorgia Marrazzo, Marta Modena, Elia Roberto Perrotta, Anna Reni, Laura Rovizzi, Aurora Sbailò, Giulia Signorini, Martina Strapparava, Beatrice Viviani. 

Musiche originali: Carmelo Di Girolamo.

Musiche: autori vari.

Light Design: Alberta Finocchiaro.

Video e Sound Design: Danny Rambaldo.

Fotografia: Mirko Fin.

Costumi: Cristina Salvetti, Giulia Signorini.

Scenografia: Fòv Art Movement e ALL IN STUDIO di Claudio Dal Prete.

Comunicazione: Mirko Fin, Giulia Giarola.

Coordinamento e supporto alle attività: Stefano Bertoldi, Simone Antonelli, Samuele Zafferami.

 

VULTURI

16 volti per 16 specie a rischio di estinzione.
Un lavoro fotografico di Mirko Fin e Lucia Salagrollo.

Interpretato da: Veronica Apolloni, Lara Barlera, Daniel Bonafini, Elisa Carbone, Alessandro Catalano, Chiara La Padula, Diana Loro, Giorgia Marrazzo, Marta Modena, Elia Roberto Perrotta, Anna Reni, Laura Rovizzi, Aurora Sbailò, Giulia Signorini, Martina Strapparava, Beatrice Viviani.

There’s a place above where I like to go in my head.
It’s a place where I see others in their little ways.
Where I know how to see.